
Presentati i risultati dell’indagine Assoclima relativa al mercato della climatizzazione. In crescita il segmento dell’espansione diretta e le pompe di calore oltre 100 kW. Soffrono le apparecchiature ibride e le pompe di calore aria-acqua per il residenziale. Il presidente Marchesini sottolinea la necessità di politiche chiare per sostenere la transizione energetica.
In occasione di Heat Pump Technologies, Assoclima ha presentato i risultati dell’indagine statistica 2024 sul mercato italiano dei componenti per i sistemi di climatizzazione. L’analisi, alla quale hanno partecipato 48 aziende, ha evidenziato un valore complessivo del mercato nazionale superiore a 2,5 miliardi di euro, con una flessione del 5% rispetto all’anno precedente. In controtendenza, la produzione nazionale ha superato 1,18 miliardi di euro, segnando un incremento del 3,4% rispetto al 2023.
Trend di mercato: espansione diretta in crescita, settore idronico a due velocità
Il segmento dell’espansione diretta, che rappresenta oltre il 60% del fatturato Italia, ha chiuso il 2024 con performance positive sia a volume che a valore per tutte le categorie di prodotto: +10% e +3% per i climatizzatori monosplit, +13% e +4% per i multisplit, +8% e +5% per i sistemi VRF. Incrementi a due cifre in termini di fatturato Italia anche per i condizionatori roof top, che rispetto all’anno precedente hanno guadagnato il 12% a volume e il 13% a valore.
In calo i condizionatori close control, con una flessione del 6% a volume e del 2% a valore, e i climatizzatori monoblocco e trasferibili (-8% e -13%).
Il comparto idronico ha mostrato un andamento contrastato, dove la potenza ha fatto ancora una volta da spartiacque. Le pompe di calore aria-acqua con potenze superiori a 100 kW hanno confermato un trend di crescita: +17% a volume e +8% a valore nella fascia 101-200 kW, +37% a volume e +23% a valore nella fascia 201-350 kW. Per le potenze inferiori a 100 kW, invece, il mercato ha evidenziato un calo significativo: -21% a volume e -26% a valore per le unità sotto i 10 kW, -31% a volume e -37% a valore nella fascia 11-17 kW.
Le apparecchiature ibride – la cui rilevazione di mercato è svolta in collaborazione con Assotermica e che sono costituite da una pompa di calore elettrica abbinata a una caldaia a condensazione – hanno registrato una delle contrazioni più marcate, con un calo del 66% a volume e del 69% a valore. In sofferenza anche le pompe di calore per la produzione di acqua calda sanitaria, che hanno segnato un -21% a volume e -26% a valore.
Dati positivi, invece, per i gruppi frigoriferi condensati ad acqua e le pompe di calore acqua-acqua: +7% a volume, con un lieve calo del 5,3% a valore.
La contrazione delle apparecchiature idroniche ha avuto ripercussioni sulle unità terminali (ventilconvettori, cassette, hi-wall), che hanno chiuso il 2024 con un calo del 9% a volume e del 7% a valore. Anche la ventilazione meccanica residenziale ha subìto una flessione: -14% a volume e -15% a valore.
Segnali positivi sono arrivati invece dalle unità di trattamento aria, che hanno registrato una crescita del 10% a volume e del 11% a valore.
Secondo Maurizio Marchesini, Presidente di Assoclima: «Nel 2024 il settore commercial ha beneficiato del PNRR, i cui effetti positivi continueranno anche nel 2025. Al contrario, il comparto residenziale ha registrato una delle performance peggiori, in gran parte a causa della bolla speculativa del 2022, generata da fattori economici e geopolitici e amplificata in Italia dal Superbonus 110%. Questo ha portato, nel 2023 e nel 2024, a un forte calo delle vendite di pompe di calore, anche per via degli stock accumulati nella filiera. Nonostante il calo del 2024, il 40% delle aziende del settore prevede comunque di aumentare la capacità produttiva di oltre il 30% entro il 2027».
Marchesini ha inoltre sottolineato che le pompe di calore sono destinate a diventare lo standard per il riscaldamento e il raffrescamento degli edifici, ma affinché ciò avvenga sono necessarie politiche chiare e coerenti.
«È fondamentale che la transizione energetica prosegua senza incertezze e che il settore riceva un indirizzo preciso su investimenti e incentivi. Non si tratta di imporre divieti su alcune tecnologie, ma di garantire che le risorse disponibili siano allocate in modo efficace, favorendo anche la produzione italiana ed europea».